Le impalcature nei secoli. Terminologia e tipologie

Impalcature nell'arte e per l'arte. Alberto Felici. Nardini Editore

La forma più semplice delle impalcature è costituita da un tavolato chiamato capra che è il piano di lavoro appoggiato su cavalletti, sopra il quale i muratori o i pittori salivano per raggiungere un livello superiore alla loro altezza.

La Pittura, D. Diderot e J. B. D’Alembert. Enciclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des artes et des métiers, par une société des gens de lettres, Tav. XXII, Losanna, 1781

Così Filippo Baldinucci definisce una capra: “travetta piana o travicello posato per lo piano, o a pendio, sopra tre, e talvolta quattro piedi, a uso di regger ponti o palchi posticci, che si fanno a chi dipinge mura, o fa altro lavoro intorno alli edifizi e servono ad altri usi”. Tuttavia in questo periodo, la parola “capra” è utilizzata anche per definire una sorta di argano piuttosto rudimentale per trasportare sul ponteggio i materiali da costruzione.

Con analoghe caratteristiche di semplicità, mobilità e leggerezza, e particolarmente adatta ai lavori di decorazione, rifinitura o manutenzione, oltre a sgabelli o scalei di varia foggia, si può considerare anche quel tipo di struttura, che noi oggi chiamiamo castello o trabattello, composta da una costruzione lignea di alcuni piani provvista di ruote per facilitarne lo spostamento. Essa figura fra le illustrazioni della “Pittura” nell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert e fra quelle di Nicola Zabaglia.

Alla voce scaleo nel Vocabolario del Baldinucci si legge: “Scaleo, lo stesso che scale: tra i pittori si dice propriamente scaleo ad una scala di legno portatile, fatta a foggia di treppiede, con un panetto in cima, che serve da ponte al pittore per dipingere tavole di grand’altezza”; una definizione perfettamente calzante all’illustrazione della celebre enciclopedia francese.

Come vedremo più avanti la parola castello, viene molte volte alternativamente associata al termine torre, per indicare impalcature con caratteristiche diverse generalmente riferibili a strutture particolarmente alte che hanno la possibilità di spostarsi agilmente secondo le necessità dell’artista.

In riferimento all’odierno trabattello si può notare che spesso si incontrano termini del tutto analoghi quali trebaldello o trabaldello, con cui si indicava in area bolognese un’impalcatura provvisoria o un pianerottolo. Non esiste una specifica terminologia per questo tipo di strutture a causa del loro generico e temporaneo utilizzo. Una eccezione analoga, a puro titolo esemplificativo, può essere identificata nel vocabolo trabiccolo col quale vengono definite le impalcature utilizzate da Ciro Ferri per completare la decorazione pittorica nella Sala di Apollo nell’Appartamento dei Pianeti a Palazzo Pitti a Firenze: “La stanza è stata con quei trabiccoli diciotto anni”.

Impalcature nell'arte e per l'arte. Alberto Felici. Nardini Editore
Costruzione della Torre di Babele, particolare, miniatura, ms. 562, fol. 9, Bibliothèque Municipale, Digione, XII sec.

Oltre a queste strutture mobili e relativamente semplici, con il procedere del lavoro si costruivano strutture in legno fisse, variamente ancorate alla struttura muraria. La loro tipologia assume caratteristiche diverse tali da consentire di accedere ai diversi livelli dell’opera in corso di realizzazione. Infatti il grado di complessità strutturale del ponteggio aumenta col variare dell’altezza e del suo impiego. Si possono pertanto avere sostanziali differenze se un ponteggio è utilizzato per costruire un nuovo edificio, se è impiegato per interventi di manutenzione e restauro oppure se è impiegato nella realizzazione di una nuova decorazione. Escludendo particolari espressioni dialettali, la struttura che costituisce nel suo complesso le opere provvisionali delle impalcature può essere indicata con termini più o meno gergali quali ponteggio, ponte, bertesca, palco, impalcato, impalcatura o armatura.

Un’ulteriore differenziazione riguarda il fatto che l’armatura si appoggi o meno alla muratura: si possono così distinguere le impalcature indipendenti o dipendenti.

Un ponteggio di tipo indipendente è una struttura autonoma svincolata da qualsiasi punto di appoggio dall’edificio, è costruito parallelamente alla parete ed è formato da una serie di pali di legno verticali, chiamati antenne, montanti, stili, pertiche, abetelle o candele, che appoggiano sul pavimento o sul terreno. Negli impalcati utilizzati in esterno ogni elemento verticale trova appoggio su uno zoccolo che stabilizza la struttura in legno, specialmente nei casi di pioggia.

Le antenne o montanti sono disposti ugualmente a coppie, uno vicino alla costruzione e l’altro ad una certa distanza, in modo da collocare nello spazio intermedio il piano di lavoro.

Attraverso opportune fasciature denominate zanche, staffe, corde o regge è possibile accoppiare più antenne in modo da estenderne lo sviluppo in altezza oppure irrobustire la struttura a seconda dei carichi che tutta l’impalcatura deve sostenere. Collocati in posizione ortogonale alle antenne sono altri elementi lignei abitualmente definiti come filagne, metavole, traversoni, longherini o correnti. Essi sono disposti orizzontalmente e longitudinalmente alla parete e sono sorretti da un appoggio costituito da una sorta di mensolina di legno di forma prismatica chiamata battello, mensola o beccatello, fissata alle antenne da chiodi in ferro.

Impalcature nell'arte e per l'arte. Alberto Felici. Nardini Editore
Costruzione della Torre di Babele, miniatura, ms. XXIII C 124, fol. 11 v, Bibbia di Velislav, Biblioteca Nazionale, Praga, 1350

I pali disposti orizzontalmente e perpendicolari alla facciata dell’edificio, che poggiano direttamente sulle filagne sono chiamati traverse, stocchi o travicelli. Il piano di lavoro è costituito da assi di legno chiamate anche palanche o assere. In epoca medievale questo tavolato poteva essere sostituito da un graticcio di vimini reso più solido da un telaio di legno sostenuto da travicelli di piccolo diametro. La piattaforma di vimini veniva posta su piccole tavole e fissata con corde all’ossatura dell’impalcato.

Le saette o puntoni sono pali disposti diagonalmente al ponteggio, sia in senso longitudinale che trasversale, e servono per conferire maggiore stabilità alla struttura contrastandone le oscillazioni. Per assicurare un solido collegamento fra i vari elementi lignei sono impiegate legature costituite da cordame o da rami flessibili tenute in tensione da cunei di legno.

La tipologia del ponteggio dipendente presume, come suggerisce il nome, che la struttura poggi sulla muratura; prevalentemente si può distinguere il ponteggio ad una fila di pertiche e il ponteggio incastrato o a sbalzo. Questo tipo di impalcatura è più stabile e più economica poiché impiega una minor quantità di legname; per tali motivi è stata usata più comunemente in tutte le epoche storiche.

Nell’edilizia civile era presente un terzo tipo chiamato a fori trasversali o passanti, che permetteva l’allestimento di due piani di lavoro simmetrici sui due lati della muratura durante la sua realizzazione. La presenza di questa impalcatura è documentata nelle strutture murarie composte di blocchi di pietra ben squadrati e di grandi dimensioni che consentivano ai travicelli trasversali di sostenerne il peso, grazie a fori che attraversavano lo spessore dell’intera muratura. Rispetto al ponteggio indipendente, il tipo ad una fila di pertiche prevede l’eliminazione delle pertiche più vicine alla parete, in modo tale che i travicelli che sostengono il piano di lavoro siano inseriti in apposite aperture di alloggiamento chiamate buche pontaie, tuttora visibili sulle murature esterne di molti edifici. Con questo sistema, oltre a rendere più resistente l’armatura attraverso punti di solido ancoraggio, si riduce il carico del peso sugli elementi lignei verticali trasferendolo sul muro.

L’impalcatura a sbalzo non utilizza le pertiche, ma i travicelli, con un’estremità inerita nelle buche pontaie della muratura e l’altra fissata a un elemento obliquo, la saetta, un estremo del quale poggia contro il muro, mentre l’altro è legato, tramite corde, all’estremità libera del travicello. Infine, a chiusura del sistema statico di sostegno, era presente un altro elemento ligneo, chiamato puntone, disposto parallelamente al muro e in posizione verticale, che collegava l’estremità del travicello e l’estremità corrispondente alla parte inferiore della saetta, scaricando contro la muratura il peso del tavolato.

In epoca medievale, prima dell’introduzione del ferro o di altri metalli meno ossidabili usati per cravattature, chiodature e tiranti, i vari elementi erano strutturalmente legati insieme da corde in fibra vegetale oppure da rami freschi flessibili ed elastici. Per consentire il collegamento fra un piano di lavoro e l’altro si impiegavano abitualmente scale a pioli, ma sono frequenti piani inclinati per facilitare il trasporto dei materiali da costruzione.

Nei cantieri ed in prossimità delle impalcature sono frequentemente presenti quei dispositivi particolarmente ingegnosi come argani, verricelli o antenne tradizionalmente chiamati macchinae o castelli, progettati per risolvere casi di estrema difficoltà, quali lo spostamento e il collocamento di carichi particolarmente pesanti o di grandi dimensioni. Tuttavia, in un’accezione più ampia, il termine macchina ha avuto il significato di generica impalcatura edilizia per tutta l’antichità fino al periodo alto medievale.


Per approfondire l’argomento:

Alberto Felici
LE IMPALCATURE NELL’ARTE E PER L’ARTE
Palchi, ponteggi, trabiccoli e armature per la realizzazione e il restauro delle pitture murali
Nardini Editore

Le Impalcature nell’Arte e per l’Arte. Palchi, ponteggi, trabiccoli e armature per la realizzazione e il restauro delle pitture murali

 

 

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