La Madonna con il Bambino, i santi Geronzio e Maria Maddalena e i donatori fu dipinta verso il 1590 dai più dotati collaboratori di Federico Barocci. Attribuita inizialmente a Federico Barocci da Adolfo Venturi, la tela fu invece ricondotta alla florida bottega da Maria Ciartoso. Sulla scia di Ciartoso, Harald Olsen attribuì il dipinto a Francesco Baldelli, pittore della cerchia baroccesca ma avvolto nel mistero, noto come nipote del maestro e deceduto nel 1591. Lo studioso ipotizzò infatti il completamento della tela da parte di Antonio Cimatori detto il Visacci.
L’opera era in origine collocata nell’altare Berardi della chiesa di San Francesco a Cagli; fu infatti commissionata alla bottega di Barocci dai Berardi, prestigiosa famiglia cagliese devota a san Geronzio, protettore della città, e alla Vergine Maria. Nella parte inferiore della tela sono raffigurati i membri della famiglia Berardi di Cagli. Secondo la descrizione di Luigi Rossi3, intorno al capofamiglia Ettore, sono disposti i figli Paolo, Benedetto, Giovanni Francesco e Mattia, e in penombra, sotto il manto della Madonna è raffigurato il padre del committente, il celebre condottiero, Anton Francesco. A destra è rappresentata Ortensia, moglie di Ettore e figlia del cagliese Domenico Passionei e Maddalena Cybo, pronipote del pontefice Innocenzo VIII, circondata da Maria Pia, Maria Anna e Cecilia.
L’opera è eseguita su supporto tessile vegetale in lino, composto da due teli verticali uniti tra loro a sopraggitto. La tela di sinistra ha un’armatura a spina di pesce, mentre il telo di destra è ad armatura diagonale, entrambi con riduzione di 12×12 fili per cm2. Il supporto è inchiodato al telaio in maniera puntuale, tramite chiodi industriali posti lungo lo spessore del telaio. La struttura di sostegno non è originale ed è costituita da regoli lignei uniti a tenone e mortasa. L’unione è ulteriormente rafforzata da chiodi industriali. Il telaio è provvisto di un sistema di espansione a biette, disposte alle giunzioni dei regoli.
Per caratterizzare i materiali è stata effettuata una mirata campagna d’indagini scientifiche sia non-invasive sia microinvasive. La diagnostica multispettrale per immagine, utile per individuare la natura dei pigmenti, delle stesure pittoriche e degli strati filmogeni, ha previsto l’esecuzione di rilievi in luce visibile diffusa, in fluorescenza uV, in fotografia IR e uV riflesso, da cui è stata dedotta la postproduzione in falsi colori. La morfologia del dipinto, e in particolare la zona del taglio dovuto al furto, è stata studiata con la tecnica RtI (Reflectance transformation Imaging). Alla luce dei risultati delle indagini non-invasive, sono stati eseguiti alcuni microprelievi per definire la sequenza pittorica, i pigmenti e i leganti utilizzati. Sono state effettuate analisi in GC/MS, Ft-IR/AtR, microscopia ottica a luce riflessa, microscopia elettronica a scansione e microanalisi eDS. Infine, tramite osservazioni microscopiche è stato possibile caratterizzare la specie lignea del telaio e la natura dei supporti tessili. […]
Indice dell’articolo:
Descrizione
Tecnica di esecuzione
Le vicissitudini conservative
L’intervento di restauro
Un’opera di bottega?
Note
di Daphne De Luca
Apparso su Bollettino ICR 37 (Luglio-Dicembre 2018, stampato luglio 2022) – pagine 37-59
ARTICOLO IN VERSIONE DIGITALE IN FORMATO PDF – DIGITAL VERSION IN PDF FORMAT
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