L’Allegoria della Virtù del Correggio nella Galleria Doria Pamphilj suscita particolare interesse per vari motivi. L’incompiutezza dell’opera consente di capire meglio la genesi e la maniera di procedere tenuta dal pittore, innescando congetture sulle ragioni dell’interruzione del lavoro. La tecnica della tempera su tela, impiegata già nel Medioevo, ottenne uno speciale successo in area padana, soprattutto nella cerchia del Mantegna, ossia proprio nel mondo da cui si mosse il giovane Correggio.
Di questa Allegoria, presto considerata una prima redazione per lo Studiolo di Isabella d’Este, si è spesso detto sia stata lasciata incompiuta perché le sue dimensioni non combinavano con quelle dell’alloggio previsto, errore che avrebbe consigliato di procedere alla versione finale al Louvre. Tuttavia, la differenza di misure è minima (0,5 x 2,5 cm) e la tela avrebbe potuto essere adattata con facilità, come avveniva generalmente in situazioni simili. Pare invece probabile che l’abbandono della versione Doria Pamphilj sia dipeso da ragioni legate alla resa ottica della superficie. se questa non ha praticamente alcuna preparazione, i molti e consistenti strati pittorici già tendono a saturare il tessuto nelle parti finite, riducendo la scabrosità della superficie. La tela del Louvre e quella del pendant con l’Allegoria del Vizio hanno invece uno strato preparatorio a base di gesso e amido. Questa soluzione ha inoltre tratto in inganno la critica: al momento del loro ingresso nelle collezioni reali i due dipinti furono infatti ritenuti eseguiti su carta e così catalogati tra arti grafiche, diversamente dagli altri pannelli dello Studiolo. […]
La fortuna critica dell’Allegoria Doria Pamphilj di Correggio è stata grandissima nel XVIII e nel XIX secolo, come sottolineano anche le costose cure conservative impiegate. Un pioniere della storia del restauro quale Domenico Michelini nel 1732 svolse un intervento comprensivo anche del rifodero della tela, le varie operazioni vennero ripetute da Lorenzo Principe nel 1819. Il rintelo, ancora efficiente, è stato mantenuto con l’ultimo restauro. Il dipinto Doria Pamhpilj figurava inoltre negli inventari di metà Ottocento “con cristallo davanti”, accessorio inconsueto per opere di misure così cospicue, che dimostra la grande attenzione tributata a quell’opera tanto fragile, da subire altre perdite di materia nel corso degli ultimi decenni. […]
Indice dell’articolo:
La fortuna del dipinto
I risultati delle indagini
Le indagini XRF sulle due Allegorie del Louvre
Conclusioni
Note
di Diego Cauzzi, Andrea G. De Marchi, Pietro Moioli, Claudio Seccaroni
Apparso su Bollettino ICR 24-25 (Gennaio-Dicembre 2012) – pagine 26-37
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